venerdì 7 novembre 2014

La morte del Re dei Lich (reinterpretata)

E prima di cadere a terra, indebolito dalle anime che lui stesso aveva imprigionato nella sua Frostmourne, un pensiero gli sfiorò la mente, quella mente ormai tormentata e congelata dalla violenza che aveva sparso per tutta Azeroth. Un volto di donna...si, era Jaina che gli sorrideva; la chioma bionda che si levava in una brezza leggera, gli occhi che brillavano in una splendida luce bianca, lui, quasi fosse lì con lei, le tese una mano e le sorrise, per un attimo, poi l'immagine cambiò all'istante rivelando colui che gli aveva dato insegnamenti di onore e saggezza. “...Uther...” Sussurrò “...cosa ho fatto...”. La voce di Uther gli echeggiava nella mente: “Ormai è troppo tardi figliolo...troppo tardi...” il volto triste del campione dei paladini non poteva dargli alcun conforto, anzi era come se lo stesse rimproverando.
Il suono di Frostmourne che si spezzava sul pavimento lo riportò alla realtà, come un salto nel vuoto. La spada si frantumò come ghiaccio, l'elmo che lo aveva assillato per anni con tutte quelle voci, ruzzolò a terra e lui, mentre cadeva al suolo, guardò gli eroi che lui stesso aveva ucciso pochi istanti prima...erano risorti. “La Luce è più forte”, pensò, poi il suo sguardo andò sul volto di Tirion, quasi a chiedergli, “perché tutto questo?”. Ma ormai nulla poteva dare risposta a colui che assassinò il suo stesso padre, colui che che uccise il suo maestro e amico, colui che tradì i propri compagni, colui che aveva abbandonato il suo più grande amore.
Ormai tutto stava giungendo alla fine.
Il Re dei Lich ora era a terra con il viso pallido rivolto verso il cielo, accarezzato dalla neve gelida di quella terra che ormai era la sua casa da anni.
Ansimò e davanti a lui apparve la figura trasparente di suo padre. Sopra di lui le anime vorticavano impazzite. L'eroe caduto sollevò un braccio per portare la mano al petto del padre defunto, “Padre...è...finita...?” Arthas guardò suo padre negli occhi, quasi aspettando una risposta di conforto. Il defunto Re gli strinse la mano con gesto paterno, “Finalmente..” la sua voce echeggiava alle orecchie di Arthas, “Nessun Re governa per sempre, figlio mio.”
Il Re dei Lich si sporse in avanti, a fatica, ansimando, “...Vedo solo buio...davanti...a me...”.
Gli occhi si rigirarono all'indietro e la sua mano abbandonò quella di suo padre. Il braccio cadde a terra pesante, con un tonfo per via della possente armatura. Suo padre gli chiuse gli occhi in segno di rispetto, dandogli modo di riposare per sempre, in pace.


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