martedì 23 dicembre 2014

Parte I: dalla missione dei Titani alla Lunga Veglia

I Titani e la creazione dell'Universo

Non è chiaro come si sia realmente formato l'universo ma si suppone che una devastante esplosione cosmica abbia dato origine a svariati, se non addirittura infiniti, mondi. Ogni uno di questi mondi era immerso nella Grande Oscurità.
In seguito questi pianeti, cominciarono a popolarsi di forme di vita molto diverse tra loro.
Questa è la parte scientifica di come è stato formato l'universo; ma esiste anche una parte più mistica, dove si pensa che l'universo sia stato formato da una singola e onnipotente entità.
L'unica cosa certa è che per portare stabilità a questi mondi ancora in disordine, apparvero i Titani.
Queste gigantesche divinità dalla pelle metallica, giunsero dagli angoli più remoti del cosmo per esplorare ed infine modellare i vari mondi che incontrarono sul loro cammino.
Innalzarono montagne, scavarono oceani e soffiarono nei cieli per creare l'atmosfera.
Così misero ordine al caos. In seguito, si preoccuparono di migliorare le varie razze primitive, per far si che proteggessero i propri mondi.
I Titani erano guidati da una setta chiamata Pantheon che oltre a portare ordine nella Grande Oscurità, proteggeva i mondi dagli attacchi delle entità extra-dimensionali del Limbo Infernale.
Il Limbo era una dimensione eterea di magie del caos che si connetteva con i vari mondi; era abitato da esseri famelici il cui unico scopo era distruggere la vita e saziarsi delle energie dell'Universo vivente.
I Titani non comprendevano il bene e il male, perciò cercarono un modo per mettere fine alla minaccia dei demoni.
Per combatterli, i Titani elessero un campione, il fratello del loro capo Aman'Thul, Sargeras, dotato di immensi poteri: il suo compito era l'eliminazione dei demoni.
Sargeras si dimostrò adatto al compito. Purtroppo, dopo milioni di anni il suo continuo contatto con le creature nemiche intaccò la sua mente, portandolo a stravolgere la sua visione del mondo. Ormai completamente folle, Sargeras si allontanò dagli altri membri della sua razza e si presentò ai demoni autoproclamandosi loro signore e dio. Fondò con essi la Legione Infuocata, un esercito avente come scopo la distruzione di tutto ciò che avevano costruito i Titani, oltre che la morte di tutti gli esseri viventi non intaccati dalla follia demoniaca.

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Il mondo di Azeroth e gli Dei Antichi

Molto tempo dopo l'allontanamento di Sargeras, circa 147.000 anni prima della Prima Guerra, i Titani giunsero su un mondo sconosciuto chiamato in seguito Azeroth. Il pianeta era preda di potenti creature malvagie, gli Dei Antichi e dei loro servitori elementali, così cominciarono a lottare contro di loro.
La morte del Dio Antico Y'Shaarj, generò lo sha, l'incarnazione di tutte le emozioni negative. Capendo che gli Dei Antichi erano troppo legati ad Azeroth, e che distruggendoli avrebbero distrutto anche esso, i Titani imprigionarono i restanti Dei Antichi nelle viscere della terra, bandirono gli elementali nei piani elementali, e predisposero una serie di potenti difese per assicurarsi che non potessero più creare problemi.
I Titani cominciarono a rimodellare Azeroth come avevano fatto anche con gli altri mondi, rendendolo più adatto alla vita e posizionando al centro del continente di Kalimdor il Pozzo dell'Eternità, una grande fonte di magia.
Crearono numerose razze perché li aiutassero nel loro lavoro, giganti, terrigeni, meccagnomi, vrykul, tol'vir e mogu: tutte esse furono affette dalla Maledizione della carne, una mutazione indebolente generata dagli Dei Antichi. Finito il loro lavoro, prima di andarsene, scelsero alcuni membri della razza dei draghi per sorvegliare Azeroth, conferendo loro parte dei loro poteri, rendendoli da allora in poi noti come Aspetti Draconici.

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La caduta di Argus

Circa 25.000 anni prima della Prima Guerra l'esercito di Sargeras giunse su Argus, un mondo pieno di vita, dimora della razza degli eredar, una razza dotata di grandi capacità magiche e di elevata intelligenza. Sargeras decise di portare questa razza tra i suoi ranghi, invece di distruggerla, e di fare dei suoi tre capi, ovvero Velen, Kil'jaeden e Archimonde, i suoi diretti luogotenenti; a questi promise  immensi poteri in cambio della loro fedeltà , e assicurò al loro popolo un benessere mai visto prima. Mentre Kil'jaeden e Archimonde cedettero subito alle lusinghe di Sargeras, Velen ebbe una visione; in questa visione follia e malvagità si scaraventarono sul suo popolo; questo sarebbe accaduto se si fosse alleato con Sargeras. Il profeta, venne contattato da un naaru, K'ure, che gli offrì di salvare lui e i suoi seguaci. Con l'aiuto di K'ure, Velen e un terzo degli eredar fuggirono da Argus appena in tempo, rinominandosi da lì in poi draenei, ("esiliati"), e cominciando una fuga senza fine dai loro ex fratelli malvagi.


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I mogu e l'ascesa di Lei Shen

Colpiti dalla Maledizione della Carne e privati della guida della sentinella titanica Ra-Den, sprofondata nel silenzio per motivi sconosciuti , i mogu, una delle creazioni dei Titani, erano nel caos, impegnati in lotte fratricide. Lei Shen, figlio di un signore della guerra mogu, raggiunse la dimora di Ra-Den e acquisì i suoi poteri, cominciando a farsi chiamare "Re del Tuono". Sconfitti tutti i suoi avversari, riunì i mogu sotto la propria guida, schiavizzò numerose razze e fondò un prosperoso impero.

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Gli imperi gemelli dei troll e l'ascesa degli Aqir

Dopo la seconda partenza dei Titani di Azeroth, circa 16.000 anni prima della Prima Guerra, sorsero a Kalimdor due grandi imperi della razza troll, l'impero Gurubashi e l'impero Amani, chiamati "imperi gemelli".
Il loro potere era incontrastato, fino a quando non sorse l'impero di Azj'Aqir della razza insettoide aqir, creata dal Dio Antico C'Thun. Sebbene avessero poca simpatia reciproca, gli imperi dei troll si unirono per fronteggiare questo nemico comune, in una guerra che durò migliaia di anni. Alla fine, i troll riuscirono a dividere le forze degli aqir e a scindere in due il loro impero, che si divise in quello di Azjol-Nerub (i cui abitanti divennero i nerubiani) e Ahn'Qiraj (i cui abitanti divennero i qiraji).
Questo conflitto però, costò molto
caro ai troll, che non riuscirono più a ritornare allo splendore di un tempo: il vuoto di potere lasciato da essi sarebbe stato, più avanti, riempito da un'altra civiltà: quella degli elfi della notte, una razza che discende proprio da quella dei troll.

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I Vrykul e la razza umana

Circa 15.000 anni prima della Prima Guerra, i Vrykul cominciarono ad essere affetti dalla Maledizione della Carne, e cominciarono a partorire dei figli "piccoli, deboli e brutti", e abbandonarono lo scopo dato loro dai Titani. Il re dei Vrykul Ymiron ordinò che tutti questi bambini fossero uccisi, ma alcuni genitori li nascosero lontano dalle loro terre, portandoli nei territori di Lordaeron. Da questi bambini si sarebbe poi evoluta la razza umana, la cui civiltà cominciò a nascere propriamente circa nello stesso periodo di quella degli elfi della notte. Successivamente, i Vrykul entrarono in uno stato letargico, da cui si sarebbero svegliati solo millenni dopo, con l'arrivo del Re dei Lich.

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La rivoluzione dei monaci pandaren

Circa 12.000 anni prima della Prima Guerra, durante il regno dell'imperatore mogu Lao-Fe, i pandaren erano condannati ad una vita di schiavitù. Un pandaren, Kang, aveva compreso che l'impero dei mogu si reggeva unicamente sui suoi schiavi, e decise che era giunta l'ora di cambiare la situazione: poiché non era loro permesso di tenere armi, cominciò ad addestrare gli altri pandaren al combattimento a mani nude, avviando la lunga tradizione monacale pandaren. Supportati da altre razze, come grumyan, jinyu e hozen, i pandaren riuscirono a sconfiggere i loro padroni e a fondare un loro impero sopra a quello dei mogu. Dopo la sconfitta dei mogu i troll Zandalari, loro alleati, attaccarono i pandaren, ma l'offensiva venne respinta.

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Gli elfi della notte e la regina Azshara

14.000 anni prima della Prima Guerra ascese al potere su Kalimdor la razza dei Kaldorei, conosciuta come elfi della notte. Questo popolo cominciò ad erigere il proprio impero attorno al Pozzo dell'Eternità, una magica fonte di potere al centro del continente. Tra gli elfi della notte sorse un gruppo di élite, chiamati quel'dorei (o Eletti), che si occupava dello studio della magia, leali alla regina Azshara.
Azshara e gli Eletti, col loro uso smodato della magia, attirarono ben presto l'attenzione di Sargeras, che 10.000 anni prima della Prima Guerra si presentò loro come un dio benevolo ansioso di donare potere e prosperità, esattamente come aveva fatto millenni prima con gli eredar.
Convinti da Sargeras, Azshara e gli Eletti cominciarono così ad aprire un portale nel Pozzo dell'Eternità, così da permettere a Sargeras e ai suoi servi di giungere ad Azeroth.

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Le nebbie di Pandaria

Quando Azshara era regina degli elfi della notte, i pandaren erano governati dall'imperatore Shaohao: tramite un oracolo, egli venne a sapere del devastante conflitto che sarebbe iniziato di lì a poco, e cercò un modo per proteggere la sua gente. Yu'lon gli consigliò di liberarsi di tutte le sue emozioni negative, così Shaohao imprigionò lo sha nelle viscere della terra.
Shaohao raggiunse così l'illuminazione, e al termine della Guerra degli Antichi salì alla Terrazza dell'Eterna Primavera: da lì, "svanì dall'esistenza" diventando tutt'uno con la terra: Pandaria si separò dal resto del continente, andando alla deriva nel Grande Mare circondata da una nebbia protettiva.

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La Guerra degli Antichi e il primo attacco della Legione Infuocata

Non appena il portale divenne stabile abbastanza da far passare i primi demoni, essi si riversarono fuori dal palazzo di Azshara, cominciando una strage di civili che segnò l'inizio della cosiddetta Guerra degli Antichi. In tale periodo vennero anche a trovarsi il mago umano Rhonin, il drago in forma umana Krasus e l'orco Broxigar: essi erano stati inviati indietro nel tempo da Nozdormu, a causa di un tentativo degli Dei Antichi di riscrivere la storia della Guerra degli Antichi effettuato oltre diecimila anni dopo di essa.
In reazione alla dilagante invasione demoniaca, gli elfi della notte formarono una resistenza guidata da uno dei loro nobili più potenti, Kur'talos Crinocorvo. Rhonin, Krasus e Broxigar, assieme ai gemelli elfi della notte Illidan e Malfurion Grantempesta (Stormrage) e alla sacerdotessa Tyrande Soffiabrezza (Whisperwind), si unirono ad essa riuscendo anche ad ottenere l'aiuto degli Antichi Guardiani, fra cui Cenarius. Dopo la morte sia di Crinocorvo che del suo successore Desdel Stareye in battaglia, la guida delle truppe passò in mano a Jarod Cantombroso (Shadowsong), che riuscì ad ottenere il pieno supporto anche dei popoli dei tauren, dei terrigeni e dei mezzorsi.
La situazione divenne però così difficile da convincere ad intervenire anche i draghi: uno degli Aspetti Draconici, Neltharion, corrotto dagli Dei Antichi all'insaputa degli altri, convinse gli altri Aspetti a donargli parte del loro potere per creare una potente arma magica, l'Anima dei Draghi. Neltharion la usò poi per distruggere egualmente demoni, elfi e draghi (quasi sterminando lo stormo blu), rivelando la propria follia e assumendo il nome di Alamorte. Anche Illidan tradì la resistenza elfica, e Tyrande venne rapita dal consigliere di Azshara, Lord Xavius, per poi essere salvata da un gruppo di Eletti dissidenti guidati da Dath'Remar Solealto (Sunstrider).
Infine, la resistenza elfica riuscì a respingere le orde della Legione fin quasi alla capitale, dove il portale destinato al passaggio di Sargeras era in procinto di ultimarsi. Utilizzando l'Anima dei Draghi, sottratta ad Alamorte, Malfurion riuscì a chiudere il portale, che risucchiò dentro di sé tutti i demoni, mentre Broxigar si sacrificava per vanificare l'ultimo sforzo di Sargeras di entrare ad Azeroth. Privo di equilibrio, il portale implose, provocando un cataclisma di proporzioni colossali, detto "la Frattura" (the Shattering), che colpì tutta Azeroth, dividendo il continente di Kalimdor in altri tre distinti e in un gran numero di isole. Azshara venne scaraventata nelle profondità abissali assieme al suo palazzo e agli Eletti rimasti con lei, ma subito prima di annegare venne contattata dagli Dei Antichi, che in cambio della sua lealtà le promisero la sopravvivenza: Azshara accettò, ed essi mutarono così lei i suoi seguaci nei naga. Sotto le acque vorticanti del Maelstrom, i naga ricominciarono a costruire un impero, fondando la città di Nazjatar.

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La creazione di Nordrassil e la Guerra dei Satiri

Guidata da Malfurion e Tyrande, la popolazione degli elfi sopravvissuta giunse sul Monte Hijal. Sulla cima del Monte, Illidan creò un secondo Pozzo dell'Eternità per rimpiazzare il primo, distrutto nella Frattura (versando in un lago preesistente delle fialette d'acqua del Pozzo originale, che aveva tenuto nascoste): scoperto dagli altri elfi della notte, venne condannato ad essere imprigionato per sempre sotto la sorveglianza di Maiev Cantombroso (Shadowsong) e delle sue Guardiane. Per coprire l'esistenza del Secondo Pozzo, non potendolo distruggere per non creare una seconda Frattura, gli Aspetti Draconici Alexstrasza, Ysera e Nozdormu crearono un gigantesco Albero del Mondo, Nordrassil, che conferiva agli elfi della notte immortalità, salute e accesso al Sogno di Smeraldo. Dopodiché, Nozdormu rimandò Rhonin e Krasus nel tempo da dove erano arrivati.
Sotto la guida di Malfurion e Tyrande gli elfi della notte cominciarono così a ricostruire la loro società. Malfurion e Cenarius cominciarono ad istruire gli elfi nel druidismo, proibendo al contempo qualsiasi forma di magia arcana, pena la morte. Non troppo tempo dopo, le forze residue della Legione rimaste ad Azeroth vennero riunite dai satiri, e attaccarono la rinata società elfica durante la Guerra dei Satiri. Una setta di druidi, quelli del Branco, cominciarono in questo periodo a soccombere alla loro forma animale, quella feroce e selvaggia del lupo. Venne forgiato un artefatto, la Falce di Elune, che avrebbe dovuto aiutarli a mantenere il controllo sulla forma da lupo. Tuttavia, la Falce ebbe l'effetto contrario a quello voluto, trasformando i druidi del branco in worgen. Per evitare lo spargersi della maledizione, Malfurion fu costretto a sigillarli nel Sogno di Smeraldo.

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L'esilio degli alti elfi e la Lunga Veglia

Secoli dopo, 7.300 anni prima della Prima Guerra, gli Eletti rimasti, guidati da Dath'Remar Solealto (Sunstrider), affetti da una tenace sofferenza dovuta alla loro dipendenza dalla magia, decisero di ribellarsi alla legge imposta da Malfurion che vietava l'uso della magia arcana. Per dimostrarne la potenza, scatenarono una tempesta magica sulla foresta di Valtetra, causando l'ira degli altri elfi. Non avendo il coraggio di mettere a morte così tanti dei loro simili, gli elfi della notte decisero di esiliarli.
Dopo la partenza degli alti elfi, Malfurion e gli altri druidi si separarono dalle loro famiglie per addormentarsi nel Sogno di Smeraldo, allo scopo di rispettare il patto fatto con Ysera. Tyrande, rimasta sola al governo degli elfi della notte, seppure aiutata dai Figli di Cenarius, costituì il corpo militare delle Sentinelle; il periodo che va da qui alla Terza Guerra è ricordato dagli elfi come "la Lunga Veglia" (the Long Vigil).

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Fine della prima parte

Parte II: dalla fondazione Quel'Thalas alla nascita dell'Orda

La fondazione di Quel'Thalas

 Circa 6.800 anni prima della Prima Guerra, gli alti elfi che erano stati esiliati da Kalimdor sbarcarono sulle coste del continente di Lordaeron, nella regione delle Radure di Tirisfal, dove decidono di stabilirsi, sempre sotto la guida di Dath'Remar.
Dopo qualche tempo però molti di essi cominciarono ad impazzire, forse a causa di qualcosa di malvagio celato nel sottosuolo, e furono quindi costretti a levare il campo e dirigersi verso nord; durante il tragitto si trovarono a dover lottare sempre più frequentemente con i selvaggi troll della tribù Amani. Infine giunsero in un territorio verde e lussureggiante, dove la magia era particolarmente forte, e si stabilirono lì. Così lontani dalle energie del Secondo Pozzo dell'Eternità, gli alti elfi cambiarono fisicamente fino a diventare una razza separata e differente dagli elfi della notte; molti morirono a causa del freddo e della fame, e si accorsero anche di non essere più né immortali né immuni ai cambiamenti climatici.
Gli alti elfi cominciarono a costruire la loro civiltà, fondando il regno di Quel' Thalas con capitale Lunargenta. Tuttavia, edificarono proprio sopra un terreno sacro dei troll, che cominciarono subito ad attaccarli. Nonostante fossero inferiori di numero per un rapporto di dieci a uno, gli alti elfi riuscirono a respingere i troll grazie alla magia. Memori degli avvertimenti degli elfi della notte, gli elfi alti decisero di schermare il loro territorio così che eventuali demoni non si accorgessero del loro ampio uso della magia: posero così delle pietre runiche lungo i loro confini che non solo occultavano l'uso della magia da parte degli elfi, ma spaventavano anche i superstiziosi troll.
Utilizzando una delle ampolle che Illidan aveva riempito con l'acqua del primo Pozzo dell'Eternità, che Dath'Remar era riuscito ad ottenere, gli elfi alti crearono una nuova fonte per i loro poteri magici, che battezzarono Pozzo Solare.

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L'impero di Arathor e le Guerre dei Troll

2.800 anni prima della Prima Guerra la tribù umana degli Arathi si avvide del pericolo che i troll Amani stavano diventando, e decise di unificare le altre tribù sotto un'unica bandiera. Nel giro di sei anni gli Arathi lottarono e sconfissero molte altre tribù umane, trattandole però con rispetto e offrendo loro pace ed uguaglianza. In tal modo, gli Arathi si garantirono la loro lealtà. Dopo alcuni anni di espansione gli Arathi decisero di costruire la città-stato fortificata di Strom, capitale della nazione di Arathor, nelle regioni sudorientali di Lordaeron che divennero poi note come Altopiani d'Arathi e attirando così le altre tribù umane indipendenti in cerca di protezione.
Nello stesso periodo della fondazione di Strom i troll, riorganizzatisi, sferrarono un nuovo attacco contro Quel'Thalas. Gli elfi alti, trovandosi in difficoltà, mandarono quindi degli ambasciatori a re Thoradin in cerca di aiuto. Gli umani accettarono di aiutarli ottenendo in cambio l'insegnamento delle arti magiche. Umani ed alti elfi, uniti, sbaragliarono i troll a tal punto che questi non si sarebbero mai più ripresi dalla sconfitta. Concluso il conflitto, che venne chiamato Guerre dei Troll, gli alti elfi, grati dell'aiuto ricevuto, giurarono quindi lealtà e amicizia ad Arathor e ai discendenti di Thoradin.
Finita la guerra con i troll, i maghi umani addestrati dagli elfi lasciarono Strom e si stabilirono nelle Alture di Colletorto, sulla costa meridionale del Lago Lordamere, fondando la città di Dalaran.

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Il Concilio di Tirisfal

L'utilizzo sconsiderato della magia da parte di alcuni dei maghi di Dalaran causa però la ricomparsa degli agenti della Legione Infuocata. I magocrati di Dalaran, trovandosi in difficoltà nel combattere i demoni che molto spesso li superavano in potere e abilità, chiesero aiuto agli alti elfi. Questi ultimi scoprirono che i demoni in circolazione, pur essendo pochi, costituivano comunque una grande minaccia e sarebbero stati presenti fintanto che gli umani avessero praticato la magia. I magocrati umani proposero di conferire ad un singolo individuo tutto la magia collettiva dei magocrati elfi e umani e dargli come unico scopo la lotta contro i demoni; l'esistenza di questo individuo sarebbe rimasta segreta alla popolazione, così come la lotta contro i demoni, onde evitare il panico di massa fra la gente. Quando un Campione avesse terminato il suo mandato, un apposito concilio ne avrebbe designato il successore, il cui potere si sarebbe collegato a quello del precedente Campione. I campioni sarebbero così diventati di mandato in mandato sempre più potenti. Venne così fondato l'ordine segreto dei Guardiani di Tirisfal, 1.000 anni dopo le Guerre dei Troll, dal nome delle Radure di Tirisfal, dove il Concilio teneva le sue sedute segrete.



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Il risveglio dei nani

In seguito alla Guerra degli Antichi i terrigeni, una delle razze create dai Titani, entrarono in letargo nelle città di Uldaman, Uldum e Ulduar. I terrigeni di Uldaman, la città situata nelle Maleterre dei Regni Orientali, si risvegliarono dal loro sonno 2.500 anni prima della Prima Guerra, cioè dopo quasi 8.000 anni che si erano addormentati.
Tali terrigeni si accorsero di aver subito la Maledizione della Carne degli Dei Antichi - sebbene non sapessero di cosa si trattava - e di aver perso buona parte dei poteri conferitigli dai Titani. Preso il nome di "nani", essi migrarono verso la regione nevosa di Dun Morogh dove, all'interno di una catena montuosa, fondarono la città di Forgiardente. Diedero inoltre alla grande regione situata a sud di Lordaeron il nome di Khaz Modan, cioè "Montagne di Khaz", dal nome del Titano Khaz' goroth.
1.500 anni dopo, i nani ebbero i primi contatti con la razza degli gnomi, ai quali permisero di costruire la loro capitale, Gnomeregan, a Dun Morogh.

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I Sette Regni

Anche se, dopo la morte di re Thoradin, Strom continuava a fungere da punto centrale per Lordaeron, molte altre città-stato sorsero dopo Dalaran, fra cui Gilneas, Kul Tiras e Alterac, tutte sotto il controllo di Strom. Nello stesso periodo gli umani vennero a contatto con le civiltà dei nani e degli gnomi, forgiando con loro un duraturo legame di amicizia.
Nonostante il regno di Arathor prosperasse economicamente, i suoi elementi cominciavano però a disgregarsi: molti nobili di Strom si allontanarono dalla città, fondando la città di Lordaeron sulle sponde settentrionali del Lago Lordamere, mentre altri viaggiarono molto a sud, arrivando a fondare Roccavento nella fertile Foresta di Elwynn.
Arathor finì così per sgretolarsi in sette diversi regni 1.200 anni prima della Prima Guerra. Strom divenne a sua volta una città indipendente, cambiando nome in Stromgarde. Seppur potenti e un tempo parte della stessa nazione, i sette regni si estraniarono velocemente gli uni dagli altri, cancellando così infine il sogno di Thoradin di un'umanità unita.

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La Guerra delle Sabbie Mobili

Circa 9.000 anni dopo la Frattura, dopo migliaia di anni di preparativi, i qiraji al servizio di C'Thun ammassarono le proprie truppe per conquistare Kalimdor. Gli elfi della notte si prepararono quindi a respingerli: Fandral Elmocervo, all'epoca luogotenente di Malfurion e istruttore dei nuovi druidi, assieme a suo figlio Valstann prese il comando delle truppe e si mosse verso Silitus. Lì affrontò i qiraji, riuscendo inizialmente a tener loro testa e dando inizio al conflitto noto come Guerra delle Sabbie Mobili (War of the Shifting Sands).
I due imperatori qiraji, Vek'lor e Vek'nilash, si accorsero di come Valstann fosse devoto al padre e di come Fandral fosse legato a lui. Così catturarono Valstann, il quale era accorso a difesa del villaggio di Vento del Sud, e lo consegnarono a Rajaxx, generale delle truppe, il quale lo portò di fronte a Fandral ed alle linee elfiche. Gli elfi assistettero impotenti all'esecuzione di Valstann, tagliato in due dagli artigli di Rajaxx. Fandral rimase sconvolto e gli elfi della notte vennero duramente sconfitti.
I qiraji dilagarono quindi a Silitus e rifluirono nel Cratere di Un'Goro; tuttavia, qualcosa in quella regione impedì loro di prenderne il controllo, forse un tipo di protezione previsto dai Titani. Disperato, Fandral chiese aiuto ai draghi bronzei della vicina Tanaris, i quali però rifiutarono. Solo quando i qiraji arrivarono fino alle Caverne del Tempo, i draghi cambiarono idea e si unirono alla guerra, chiamando a raccolta anche membri di altri stormi. Assieme ai draghi, gli elfi combatterono fino a ricacciare i qiraji dentro la loro cittadella, decidendo poi di sigillarla ermeticamente con la magia. Lo Scettro delle Sabbie Mobili, creato per riaprire la città, venne consegnato a Fandral il quale lo distrusse, furioso con i draghi per la morte di suo figlio.

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La Guerra dei Tre Martelli

Da dopo il loro risveglio, i nani vissero pacificamente nella città di Forgiardente per 2.270 anni: anche se riuniti sotto il comando di re Modimus Forgiamara, i nani si erano suddivisi in tre maggiori fazioni. I Barbabronzea, guidati dal thane Madoran Barbabronzea, i più vicini a re Forgiamara e i più stoici difensori di Forgiardente. I Granmartello, guidati dal thane Khardros Granmartello, che abitavano perlopiù all'esterno della città ma cercavano di acquistare più potere al suo interno, e i Ferroscuro, capeggiati dal thane-stregone Thaurissan, che abitavano le parti più profonde della montagna e complottavano contro entrambe le altre fazioni.
Alla morte di re Forgiamara, scoppiò la guerra civile per il controllo della città che durò anni, e che terminò con la vittoria dei Barbabronzea e con l'esilio dei loro cugini da Forgiardente. I Granmartello ricostruirono il loro impero fra le Paludi Grigie e le Alture del Crepuscolo, costruendo la fortezza di Grim Batol, mentre i Ferroscuro, giurando vendetta, si spostarono a sud, nelle Montagne di Crestarossa, fondando la città di Thaurissan.
Qualche anno dopo i Ferroscuro lanciarono un attacco combinato sia ai Granmartello che ai Barbabronzea, nel tentativo di imporsi definitivamente come clan supremo in tutta Khaz Modan. La strega Modgud, moglie di Thaurissan, guidò parte delle forze a Grim Batol, mentre Thaurissan stesso guidò le restanti a Forgiardente. Modgud riuscì a mettere sotto assedio Grim Batol utilizzando magie oscure finché Khardros Granmartello non la uccise, mettendo in fuga i Ferroscuro. Contemporaneamente i Barbabronzea sconfissero Thaurissan mandando nel contempo un'armata in aiuto dei Granmartello, distruggendo il resto dell'esercito in rotta di Modgud.
Thaurissan si rifugiò nella sua città, braccato da entrambi gli altri clan, e decise di evocare una creatura che lo aiutasse a sconfiggerli. Senza volerlo, però, liberò Ragnaros, il Signore Elementale del fuoco, imprigionato tempo prima dai Titani. La liberazion di Ragnaros creò un'esplosione devastante, che fece sorgere il vulcano del Massiccio Roccianera e trasformò la parte circostante delle Montagne Crestarossa nelle odierne regioni della Gorgia Rovente e delle Steppe Ardenti. Thaurissan e molti altri Ferroscuro furono uccisi dall'esplosione, e i sopravvissuti furono schiavizzati da Ragnaros.
Vista da lontano la devastazione che si era propagata dalle Montagne Crestarossa, i Barbabronzea e i Granmartello ritornarono alle loro case: Grim Batol, tuttavia, era stata irrimediabilmente contaminata dalle magie oscure di Modgud. Rifiutando l'offerta dei Barbabronzea di vivere attorno a Forgiardente, i Granmartello si spostarono a nord, nelle Entroterre, fondando una nuova casa sul Picco dell'Aquila, dove stabilirono un forte legame con i grifoni nativi della zona. Per mantenere i contatti con loro, i Barbabronzea costruirono il Viadotto di Thandol fra le Paludi Grigie e gli Altopiani d'Arathi; tuttavia, a causa delle differenze ideologiche, i due clan presero ben presto vie separate. Il conflitto passato venne ricordato come Guerra dei Tre Martelli.

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Aegwynn, Medivh e Sargeras

823 anni prima della prima guerra tra gli orchi e gli umani una dei Custodi più dotati del Concilio di Tirisfal, l'umana Aegwynn, scoprì che un gran numero di demoni era comparso a Nordania e aveva iniziato a dare la caccia ai draghi; aiutata dai draghi, Aegwynn sconfisse i demoni. Subito dopo si ritrovò faccia a faccia con un avatar dello stesso Sargeras.
Contro ogni previsione, Aegwynn sconfisse l'avatar di Sargeras, e lo seppellì nel Tempio di Elune dell'antica città kaldorei di Suramar, facendola poi inabissare nelle acque del Grande Mare. A sua insaputa, però, lo spirito del Titano Oscuro si nascose nel suo corpo, esattamente come aveva pianificato.
778 anni dopo, cioè 45 prima degli eventi del primo Warcraft, Aegwynn decise che non sarebbe stato il privilegio a scegliere il suo successore. Sedusse così il mago umano Nielas Aran, concependo con lui un figlio a cui avrebbe dato il nome di Medivh e a cui trasferì tutto il suo potere di Guardiana, rendendolo di diritto il Guardiano successivo; lo spirito di Sargeras passò a sua volta al bambino. Al raggiungimento dei 14 anni, il potere dei guardiani si manifestò pienamente e Medivh cadde in coma; in quel momento, Sargeras cominciò ad impossessarsi del suo corpo.

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La nascita dell'Orda degli orchi

Kil'jaeden, nella sua infinita ricerca dei draenei, li trovò infine sul pianeta di Draenor. Draenor era abitato anche da altre razze, fra cui gli orchi, che decise di reclutare fra le file della Legione: si presentò dunque ad un potente e influente sciamano di questa razza, Ner'zhul, camuffato dallo spirito di sua moglie Rulkan, e in tal modo manipolò lo sciamano facendo sì che egli facesse muovere al suo popolo guerra ai draenei. Più tardi smise di impersonarne Rulkan e si presentò come sé stesso, salvatore del popolo orchesco dal pericolo dei draenei.
Ner'zhul però cominciò a nutrire dei dubbi sulle vere intenzioni di Kil'jaeden e recatosi al sacro monte degli orchi, Oshu'gun, scoprì di essere stato ingannato. Gul'dan, apprendista di Ner'zhul, avvertì Kil'jaeden, che lo sostituì al posto del suo maestro. Su ordine di Kil'jaeden Gul'dan insegnò agli sciamani orchi le magie demoniache allo scopo di aiutarli nella guerra ai draenei, riunì tutti i clan nella cosiddetta "Orda" e fondò il Concilio dell'Ombra che l'avrebbe controllata da dietro le quinte. Come capo dell'Orda venne posto Manonera, marionetta del Concilio. Avendo ormai gli orchi in pugno, Kil'jaeden decise di scagliarli definitivamente contro i draenei, e fece bere agli orchi il sangue dell'annihilan Mannoroth, trasformandoli in creature assetate di sangue e portando allo sterminio di gran parte della razza draenei. Dei draenei sopravvissuti, molti vennero mutati dalle energie demoniache usate dagli orchi durante la battaglia a Shattrath, mutandosi in Corrotti e Perduti.

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Fine della seconda parte


Parte III: dall'apertura del Portale Oscuro alla Guerra del Ragno

L'invasione di Azeroth

Abbandonati da Kil'jaeden, non più interessato a loro dopo il presunto totale sterminio dei draenei, l'Orda degli orchi era sull'orlo del collasso, dilaniata dalla sete di sangue che non trovava sfogo. Ormai disperato nel cercare una soluzione, Gul'dan venne contattato da Medivh, che gli offrì di creare un portale dimensionale fra Draenor e Azeroth, permettendo così all'Orda di invadere e distruggere il pianeta. Medivh gli offrì anche di rivelargli la locazione della Tomba di Sargeras, dove Gul'dan avrebbe potuto accrescere a dismisura i suoi poteri.
Venne così creato il Portale Oscuro, situato nella Penisola del Fuoco Infernale su Draenor e nella Palude Nera su Azeroth. Grazie a tale portale l'Orda giunge su Azeroth e, credendo che gli umani non costituissero alcun pericolo, li attaccarono senza esitare. Invece, le prime schermaglie furono tutte a favore di questi ultimi, membri del regno di Azeroth, così Gul'dan e Manonera cominciarono ad organizzarsi meglio. Nello stesso periodo, il clan dei Lupi Bianchi, l'unico che non aveva bevuto il sangue di Mannoroth grazie al rifiuto del suo capo Durotan, venne esiliato nelle Montagne d'Alterac; più tardi, lui e sua moglie Draka vennero assassinati e il figlio neonato trovato e allevato da un umano, Aedelas Blackmoore, che lo chiamò Thrall.

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La morte di Medivh

Nel frattempo, Medivh - già dilaniato a causa del conflitto fra sé stesso e Sargeras nascosto dentro di lui - fu costretto anche a rapportarsi con Khadgar, un apprendista inviatogli dal Kirin Tor, e Garona la Mezz'Orchessa, una spia mandata come emissario da Gul'dan (con cui concepì un figlio, Med'an). Khadgar e Garona scoprirono, come lo aveva scoperto Aegwynn anni prima, della situazione di Medivh e della sua responsabilità nell'apertura del Portale, e assieme a lord Anduin Lothar confrontarono ed uccisero il Guardiano nella torre di Karazhan, distruggendo in tal modo anche la parte di Sargeras contenuta in lui. Gul'dan, che stava indagando nella mente di Medivh al momento della sua morte, ne venne a sua volta colpito e cadde in coma.

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La caduta di Roccavento

Poco tempo dopo Garona, controllata dal Concilio dell'Ombra, assassinò re Llane di Roccavento, portando alla caduta del regno umano. Libero da Gul'dan che era ancora in coma, Orgrim Martelfato uccise Manonera, prendendone il posto, e al ritorno di Garona la catturò e la torturò, facendosi rivelare la locazione del Concilio. Mentre Martelfato sterminava i membri del Concilio dell'Ombra, Lothar e Khadgar raccolsero i sopravvissuti di Roccavento e, salpando nel Grande Mare, fecero rotta verso il continente settentrionale di Lordaeron in cerca di aiuto.

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La nascita dell'Alleanza e l'espansione dell'Orda

A Lordaeron, alla corte di re Terenas Menethil II, Lothar s'incontrò con i capi delle nazioni ivi presenti, riuscendo a farle coalizzare per affrontare il comune pericolo. Venne così fondata l' "Alleanza", composta da umani, alti elfi, nani Granmartello e Barbabronzea e gnomi; Lothar venne nominato Comandante Supremo delle forze dell'Alleanza. Gli alti elfi, costretti all'alleanza dal patto che Anasterian aveva stretto tempo prima con re Thoradin, fornirono solo un supporto simbolico. Anche l'Orda si arricchì di nuove forze, portando gli ogre da Draenor e stringendo alleanza con i troll silvani dell'impero Amani guidati da Zul'jin e con i goblin del Cartello Spargifumo.
L'Orda, guidata da Orgrim Martelfato, continuò ad espandersi sul territorio dei Regni Orientali, invadendo Khaz Modan (costringendo i nani Barbabronzea a barricarsi dentro Forgiardente) e giungendo anche a Lordaeron; contemporaneamente gli orchi entrarono in possesso dell'Anima dei Demoni, e grazie ai suoi poteri riuscirono a sottomettere la regina di draghi Alexstrasza. Minacciandola di distruggere le sue uova, gli orchi la costrinsero a mettere gli altri draghi rossi al servizio dell'Orda. Con l'aiuto dei draghi e dei troll l'Orda riuscì a raggiungere e danneggiare i confini di Quel'Thalas, convincendo definitivamente gli alti elfi a fornire pieno supporto all'Alleanza. Molte delle città di Lordaeron vennero attaccate e razziate durante il conflitto. Gul'dan, ripresosi dal coma in cui era caduto, si assicurò la propria sopravvivenza giurando fedeltà a Martelfato e creando per lui i primi cavalieri della morte. L'Orda strinse anche alleanza col regno umano di Alterac guidato da Aiden Perenolde, che tradì l'Alleanza e permise all'Orda di passare nel suo territorio in cambio della salvezza dei suoi abitanti.

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Il tradimento di Gul'dan e la sconfitta dell'Orda

Tuttavia, proprio mentre le forze dell'Orda si preparavano ad assediare la capitale di Lordaeron, Gul'dan e il suo apprendista Cho'gall con i loro clan disertarono per andare a cercare la Tomba di Sargeras; va notato che a Gul'dan non interessava minimamente dell'Orda, di Martelfato o della guerra in corso, ma era solo intenzionato ad acquisire i poteri divini di Sargeras. Gul'dan riuscì a far emergere dal mare le Isole Disperse, dove la tomba si trovava, ma una volta aperta trovò al suo interno solo demoni impazziti che uccisero lui e i suoi seguaci.
Orgrim, infuriato per il tradimento, inviò la maggior parte delle sue forze sulle Isole Disperse, sterminando i clan di Gul'dan e Cho'gall; quest'ultimo, creduto morto, riuscì invece a sopravvivere. Le perdite subite a causa del tradimento di Gul'dan e le lotte interne indebolirono pesantemente l'Orda e diedero il tempo all'Alleanza di riorganizzarsi. Le forze dell'Alleanza riuscirono a respingere l'Orda fino alla base del Massiccio Roccianera, dove Lothar cadde in battaglia contro Martelfato, a sua volta sconfitto e catturato da Turalyon. Senza Martelfato, l'Orda venne costretta a ritirarsi nella Palude del Dolore dove subì altre sconfitte e poi nelle Terre Devastate, dove Khadgar riuscì a chiudere il Portale Oscuro, portando così alla capitolazione dell'Orda.
Dopo ciò, gli alleati che l'Orda aveva raccolto lungo la strada si dispersero quasi completamente: i troll silvani ritornarono ai loro territori, i goblin ripresero la neutralità e gli ogre si sparpagliarono un po' ovunque su Azeroth.

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La spedizione a Draenor

Dopo la caduta dell'Orda, gli orchi rimasti ad Azeroth vennero catturati e rinchiusi in campi d'internamento (salvo alcuni, ad esempio quelli guidati da Kilrogg Occhiotetro). Per nulla d'accordo su questo argomento e dopo diverbi anche sul destino del regno traditore di Alterac, i regni di Gilneas e Stromgarde abbandonarono l'Alleanza; lo stesso fecero gli alti elfi, esaurito il loro debito con i discendenti di Thoradin. Il re di Gilneas, Genn Mantogrigio, fece inoltre barricare il suo regno dietro ad un enorme muro, escludendolo a tutti gli effetti dal resto del mondo.
A Draenor, però, gli orchi si riorganizzarono sotto la guida di Ner'zhul e Teron Malacarne: il vecchio sciamano e il primo cavaliere della morte avevano intenzione di aprire numerosi portali per diversi mondi dove portare l'Orda, dato che Draenor era ormai un mondo morente. Per poterlo fare, avevano bisogno di potenti artefatti, alcuni dei quali si trovavano ad Azeroth. Ner'zhul e Teron riaprirono quindi il Portale Oscuro e vi inviarono una nuova armata di orchi guidata da Grom Malogrido, che si riunì anche alle forze di Kilrogg Occhiotetro rimaste ad Azeroth. Grom inoltre, assieme ad alcuni guerrieri, recuperò uno degli artefatti che si trovava a Draenor, il Teschio di Gul'dan, tenuto come reliquia dal clan Tritaossa.
Con dei raid a Dalaran e Roccavento (ricostruite dopo la guerra) vennero presi l'Occhio di Dalaran e il Libro di Medivh, mentre lo Scettro Ingemmato di Sargeras venne recuperato dalle Isole Disperse,
dopodiché Ner'zhul richiamò gli orchi a Draenor.







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L'Alleanza a Draenor

Re Terenas, convinto che l'Orda stesse preparando un nuovo attacco, formò una spedizione guidata da Turalyon, Khadgar, Alleria Ventolesto, Kurdran Granmartello e Danath Cacciatroll per sconfiggere la minaccia direttamente sul suo mondo natio; i membri della spedizione presero il nome di "Figli di Lothar" (Sons of Lothar).
Giunti nella Penisola del Fuoco Infernale, i Figli di Lothar edificarono la Rocca dell'Onore e cominciarono ad ispezionare il territorio, preparandosi a recuperare gli artefatti rubati. Cominciarono ben presto le battaglie, e durante l'assedio della Cittadella del Fuoco Infernale Khadgar uccise Dentarg; Ner'zhul però era già fuggito da lì portando con sé gli artefatti, eccetto il Teschio di Gul'dan che aveva ceduto ad Alamorte: i Figli di Lothar dunque si divisero, con Khadgar, Alleria e Turalyon alla ricerca del drago nel suo covo su un'isola ad ovest della Penisola, e Danath e Kurdran all'inseguimento di Ner'zhul, Malacarne ed Occhiotetro nella Valle di Torvaluna.
Kurdran venne catturato durante l'inseguimento e portato ad Auchindoun, e Danath strinse alleanza coi draenei per riuscire ad entrare nella fortezza, dove liberò il compagno e uccise Kilrogg Occhiotetro. Khadgar e gli altri, invece, riuscirono a sconfiggere Alamorte alleandosi con i gronn e gli ogre che già lo stavano combattendo.

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La nascita delle Terre Esterne

Riunite le forze e in possesso del Teschio di Gul'dan, i Figli di Lothar assediarono il Tempio Nero dove Ner'zhul si trovava, ma non riuscirono ad impedirgli di aprire i portali. Ner'zhul tuttavia non aveva previsto le conseguenze: l'immane energia da essi generata squarciò il pianeta di Draenor, dando inizio ad un cataclisma di proporzioni cosmiche. Alcuni orchi, fra cui Grom Malogrido, riuscirono a fuggire attraverso il Portale Oscuro, nella relativa salvezza di Azeroth, mentre Khadgar e gli altri membri della spedizione, per evitare che la catastrofe colpisse anche il loro mondo tramite il Portale Oscuro, decisero di rimanere a Draenor per chiuderlo. Anche Ner'zhul e i suoi seguaci lasciarono il pianeta attraverso uno dei portali appena aperti.
Dopodiché Draenor venne definitivamente distrutto, e ciò che ne restava trascinato nella Distorsione Fatua: quello sbrindellato residuo di pianeta divenne noto come Terre Esterne.

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La creazione del Re dei Lich

Appena varcato il portale nel tentativo di fuga, Ner'zhul e i suoi fedelissimi vennero catturati da Kil'jaeden, che sottopose l'ex sciamano a torture terribili, tenendo al contempo il suo spirito vivo e consapevole. Avendo fallito nel creare un'armata coesa con gli orchi, Kil'jaeden aveva in mente di fare un secondo tentativo, stavolta senza sbagliare: propose così a Ner'zhul di tornare a servirlo o di patire sofferenze eterne. Ner'zhul scelse la prima.
Lo spirito di Ner'zhul, ormai privo di corpo, venne incastonato in un blocco di ghiaccio della Distorsione Fatua duro come il diamante, la sua consapevolezza e il suo potere vennero aumentati a dismisura, rendendolo una creatura dai poteri enormi. Anche i seguaci di Ner'zhul vennero mutati, nel loro caso in lich. Kil'jaeden spiegò quindi a Ner'zhul che il suo compito era di creare una piaga che avrebbe fatto risorgere come non morti tutti colori che ne fossero stati colpiti, al suo eterno servizio. Dubitando tuttavia fortemente della proclamata lealtà del Re dei Lich, Kil'jaeden ordinò ad alcuni tra i più potenti signori del terrore, capeggiati da Tichondrius, di sorvegliare la condotta di Ner'zhul su Azeroth. Dopodiché scagliò il blocco di ghiaccio del Re dei Lich su Azeroth, mandandolo a incagliarsi nel ghiacciaio di Corona di Ghiaccio, nel gelido continente di Nordania. A causa dell'impatto il blocco assunse una forma simile ad un trono, ragion per cui venne denominato come Trono Ghiacciato.
Da lì, il Re dei Lich cominciò ad espandere la sua coscienza e a toccare le menti delle creature mortali, assoggettandole al suo servizio. La prima prova con la piaga della non morte il Re dei Lich la effettuò su un remoto accampamento di umani a Dracombra: nel giro di tre giorni, tutti gli abitanti erano morti, ma poco dopo ritornarono alla vita come non morti, completamente sotto il suo controllo. Da quel momento, l'armata di non morti cominciò a crescere in continuazione.

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La battaglia di Grim Batol

Ad insaputa dell'Alleanza, una grande quantità di orchi vagava ancora libera nel nord di Khaz Modan, fra le Paludi Grigie e le Alture del Crepuscolo. Si trattava del clan Fauci di Drago di Nekros Sfasciateste, che aveva ancora in suo potere l'Anima dei Demoni e la regina dei draghi Alexstrasza e si era barricato nell'ex fortezza nanica di Grim Batol.
Nekros continuava a costringere Alexstrasza ad accoppiarsi col suo anziano compagno, Tyranastrasz, così da avere sempre nuovi draghi al suo servizio. Nekros venne manipolato da Alamorte, che lo indusse a spostare Alexstrasza e le sue uova al di fuori della fortezza, perché intendeva appropriarsi delle uova per portare nuovi membri allo stormo nero, decimato da conflitti interni.
Il piano venne tuttavia rovinato dall'intervento di un gruppo di avventurieri, composto da Rhonin, Falstad Granmartello, Vereesa Ventolesto e Krasus, che liberarono Alexstrasza e distrussero l'Anima dei Demoni, ridando a lei e agli altri Aspetti Draconici i loro pieni poteri. Alamorte venne così scacciato e quasi ucciso da Alexstrasza, Malygos, Ysera e Nozdormu, e Nekros divorato dalla stessa Alexstrasza. Gran parte del clan Fauci di Drago venne incenerito dai draghi rossi, che presero poi controllo di Grim Batol.

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La letargia degli orchi e la nuova Orda

Col passare del tempo, gli orchi che si ritrovavano internati sembrarono sprofondare in un'apatia, smettendo tanto i tentativi di fuga quanto le lotte interne. Alcuni, come Antonidas, intuirono che questo letargo era dovuto alla mancata presenza delle energie demoniache a cui erano stati abituati, ma non riuscì a trovare una cura (molti altri umani conclusero che era meglio così).
Nel frattempo, il capo del Forte di Durnholde, Aedelas Blackmoore, aveva allevato il figlio di Durotan, Thrall, come gladiatore, istruendolo anche in tattica, filosofia e altro. Il suo intento era di farne un'arma con cui guadagnare potere a Lordaeron.
Nonostante ciò, grazie soprattutto alla sua amicizia con Taretha Foxton, la figlia di un sottoposto di Blackmoore, Thrall crebbe acuto e perspicace, e imparò ben presto la storia della sua razza; quando cominciò a circolare la voce che Orgrim Martelfato era sfuggito agli umani e si era dato alla macchia, Thrall fuggì da Durnholde, grazie all'aiuto di Taretha. Alla fine il giovane orco incontrò prima Grom Malogrido e il clan Cantaguerra, poi il clan dei Lupi Bianchi, dove scoprì le sue origini. Addestrato da Drek'Thar, Thrall divenne uno sciamano e capì che lo sciamanesimo era quello che poteva risvegliare gli orchi dal loro letargo.
Riuniti i clan dei Lupi Bianch e Cantaguerra e incontrato anche Martelfato, Thrall li guidò contro i campi d'internamento, liberando gli orchi sia dalle loro prigioni fisiche che da quelle spirituali. Con la morte di Orgrim Martelfato l'assedio di uno dei campi (l'attuale Requie del Martello, negli Altopiani d'Arathi) Thrall divenne il capo dell'Orda che aveva rifondato e trasformato, giurando che gli orchi non sarebbero mai più stati schiavi di nessuno.

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La Guerra del Ragno

Mentre Thrall riportava l'Orda a nuova vita a Lordaeron, il Re dei Lich continuava ad espandere il suo dominio a Nordania, dalla rocca che aveva fatto costruire a Corona di Ghiaccio. Ben presto il Re dei Lich entrò in conflitto con il regno nerubiano di Azjol-Nerub, e si accorse che essi erano immuni non solo alla piaga della non morte, ma anche al suo controllo mentale.
Avendo a disposizione un sistema di gallerie sotterranee che si estendeva per quasi la metà del continente e utilizzando una tattica di attacchi rapidi e fuga, i nerubiani riuscirono ad evadere la distruzione per dieci anni, in quella che venne chiamata "Guerra del Ragno" (War of the Spider). Tuttavia, sebbene immuni alla piaga, i nerubiani morti potevano essere resuscitati dal Re dei Lich sotto il suo controllo; così, con i loro stessi fratelli messi contro di loro e i senzavolto che liberarono accidentalmente scavando troppo in profondità, i nerubiani vennero quasi totalmente sterminati e inseriti fra le file dei non morti.

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Fine della terza parte









Parte IV: dalla formazione del Flagello alla creazione di Teldrassil

Il Culto dei Dannati

Senza più avversari validi dopo la Guerra del Ragno, Ner'zhul fu libero espandere la sua coscienza oltre i confini di Nordania, lanciando un appello mentale a chiunque avesse voluto ascoltarlo; fra quelli che lo udirono vi fu un arcimago umano di Dalaran di nome Kel'Thuzad. Attratto da quella voce misteriosa, Kel'Thuzad, si lasciò alle spalle il Kirin Tor e viaggiò a Nordania, raggiungendo infine il Trono Ghiacciato.
A Kel'Thuzad il Re dei Lich affidò il compito di creare un culto che lo venerasse come un dio; tornato a Lordaeron, in tre anni Kel'Thuzad fondò così il Culto dei Dannati. Come seconda mossa il Re dei Lich ordinò a Khel'Thuzad di diffondere la piaga della non morte contaminando il grano e le altre provviste degli umani: interi villaggi vennero contaminati, la popolazione trasformata in un esercito di non morti, che Kel'Thuzad battezzò con molto realismo "il Flagello" (the Scourge).

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Il flagello di Lordaeron

Dopo che la piaga cominciò a spargersi nel nord di Lordaeron, i paladini della Mano d'Argento guidati da Uther l'Araldo della Luce tentarono di fermarla, ma senza successo. In particolare uno dei paladini, Arthas Menethil, figlio di re Terenas Menethil II e allievo di Uther, fece sua la battaglia contro i non morti, aiutato dall'incantatrice Jaina Marefiero.
Anche se riuscì ad uccidere Khel'Thuzad, la diffusione della piaga non accennò a fermarsi. Sempre più ossessionato, Arthas arrivò ad azioni sempre più estreme, fino a massacrare l'intera città di Stratholme, per impedire agli abitanti infetti di trasformarsi in non morti. Venne infine attirato dal nathrezim Mal'Ganis a Nordania, dove s'incontrò con dei nani guidati da Muradin Barbabronzea. Saputo di una spada magica, Gelidanima, Arthas se ne impadronì, ignorando la maledizione che gravava su di essa e causando l'apparente morte di Muradin. Con tale arma riuscì in effetti ad uccidere Mal'Ganis, ma gli costò anche la perdita dell'anima: la spada era infatti parte dello stesso Re dei Lich, il quale la cedette in virtù di un piano volto a liberarsi di Kil'jaeden senza attirare su di sé i primi sospetti. Gelidanima corruppe Arthas, trasformandolo nel primo cavaliere della morte al servizio del Re dei Lich.
Alla guida del Flagello, Arthas fece ritorno a Lordaeron, uccise suo padre Terenas e gettò il regno in mano ai non morti.

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La caduta di Quel'Thalas e Dalaran

Per proseguire col piano del Re dei Lich, Arthas aveva bisogno di riportare in vita Kel'Thuzad. Raccolse così le sue ceneri in un'urna magica custodita da Uther e dai suoi paladini (che uccise nel processo), dopodiché si mise in viaggio col Flagello verso il regno elfico di Quel'Thalas, per sfruttare l'energia del Pozzo Solare nel processo di resurrezione.
Gli alti elfi, capeggiati dalla caporanger Sylvanas Ventolesto, si opposero strenuamente ai non morti ma vennero infine sconfitti, re Anasterian ucciso, e la stessa Sylvanas resuscitata come banshee al servizio di Arthas. Raggiunta l'Isola di Quel'Danas, Arthas usò il Pozzo Solare, corrompendolo irrimediabilmente, per riportare in vita Kel'Thuzad in forma di lich: con quest'ultimo atto, Arthas mandò definitivamente in rovina il regno degli alti elfi, che era rimasto intatto per migliaia di anni.
Resuscitato Kel'Thuzad, Arthas guidò il Flagello in un massiccio attacco alla città di Dalaran, dove era custodito il libro degli incantesimi di Medivh di cui il lich aveva bisogno per evocare il demone Archimonde. Nonostante la resistenza opposta dai maghi del Kirin Tor, Antonidas in testa, essi vennero uccisi e la città distrutta. Grazie ai segreti dell'antico tomo, Kel'Thuzad riuscì dunque a riportare la Legione Infuocata su Azeroth dopo 10.000 anni dal suo primo accesso.

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La nascita degli elfi del sangue

Ritornato a Quel'Thalas da Dalaran, l'erede al trono Kael'thas Solealto la trovò ridotta in macerie, con la popolazione pressoché sterminata. In memoria della loro patria e delle migliaia di caduti di fronte all'invasione del Flagello, buona parte degli alti elfi si rinominarono elfi del sangue.
Kael'thas scoprì inoltre che le energie del Pozzo Solare, essendo state corrotte dalla magia usata da Arthas, potevano essere letali per gli elfi del sangue, e decise così che il Pozzo doveva essere distrutto definitivamente. Ciò venne fatto, ma, anche se salvò gli elfi dall'esposizione continuata alla sue energie corrotte, la loro assenza ne rese altresì evidente la dipendenti da esse. Gli elfi del sangue cominciarono così a soffrire di una lacerante sete di magia; Kael'thas prese così con sé gli elfi del sangue abili al combattimento e lasciò Quel'Thalas in cerca di una cura per la sete di magia. Il regno e il resto della popolazione vennero affidati nelle mani del reggente Lor'themar Theron.






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L'esodo a Kalimdor

I mortali però avevano ricevuto un aiuto inaspettato. Medivh, l'ultimo Guardiano, era ritornato per riscattarsi dalle sue colpe. Dopo aver inutilmente tentato di mettere in guardia molti regnanti sui pericoli incombenti, Medivh trovò finalmente chi lo ascoltava: mentre il principe Arthas partiva verso Nordania, il Profeta contattò Thrall, il capo dell'Orda, che rubate alcune navi umane salpò alla volta di Kalimdor con i clan al seguito.
Dopo il massacro di Stratholme, Medivh apparve anche all'incantatrice Jaina Marefiero, che partì a sua volta dopo aver raccolto molti superstiti di Lordaeron e anche uomini da Gilneas, Kul Tiras e altri regni.
Durante il viaggio nel Grande Mare, le navi dell'Orda furono costrette a gettare l'ancora nei pressi di un piccolo arcipelago, abitato dai troll della tribù Lanciascura. Gli orchi aiutarono i troll a sconfiggere una strega del mare che li minacciava, ma il capo dei troll Sen'jin venne ucciso. Suo figlio, Vol'jin, accettò di unire i suoi troll all'Orda.
Giunti a Kalimdor, gli orchi aiutarono anche il popolo dei tauren, salvandolo dall'estinzione per mano dei centauri. Thrall e parte degli orchi si recarono presso un oracolo nelle Vette di Petrartiglio accompagnati da Cairne Zoccolo Sanguinario. Presso l'oracolo, che non era altri che Medivh, Thrall incontrò Jaina ed accettò di allearsi con gli umani per sconfiggere la Legione.

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La fine della maledizione del sangue

Mentre Thrall si dirigeva dall'Oracolo, Grom Malogrido e il suo clan vennero mandati a nord, nella foresta di Valtetra, per raccogliere legname. Qui si scontrarono con gli elfi della notte, per i quali la foresta era sacra, e col semidio Cenarius. La Legione Infuocata decise di approfittare della situazione, e spinse gli orchi del clan Cantaguerra a bere nuovamente il sangue di Mannoroth, per acquisire la forza necessaria a sconfiggere Cenarius. In questo modo la Legione ottenne due successi in una volta: si era sbarazzata di un antico e pericoloso nemico, Cenarius, e aveva riportato parte degli orchi sotto il proprio controllo. Grazie all'intervento di Thrall e Jaina, Grom venne liberato dalla follia a cui il sangue di Mannoroth l'aveva portato; dopodiché, decise di affrontare il demone di persona, sacrificandosi per ucciderlo e ponendo fine per sempre alla maledizione che gravava sugli orchi.

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Il risveglio dei druidi

Gli elfi della notte, ostili ai nuovi arrivati, inizialmente attaccarono gli accampamenti sia umani che orcheschi allo scopo di ricacciarli da dov'erano venuti. Ma ben presto la loro attenzione dovette spostarsi altrove, allorché il Flagello e la Legione Infuocata approdarono a Kalimdor.
Disperata per la situazione, Tyrande Soffiabrezza risvegliò Malfurion Grantempesta e gli altri druidi elfi della notte dal loro sonno nel Sogno di Smeraldo. Nonostante il divieto di Malfurion, Tyrande liberò anche Illidan dalla sua prigione, sterminando i Guardiani, convinta che avrebbe potuto aiutarli. Illidan cadde però nuovamente preda della sete di potere: allo scopo dichiarato di eliminare il Signore delle Tenebre Tichondrius, dopo essere stato ragguagliato da Arthas (giunto segretamente su Kalimdor per ordine del Re dei Lich) Illidan si mise alla ricerca del Teschio di Gul'dan e ne consumò il potere, divenendo un demone a sua volta. Nonostante l'effettiva morte di Tichondrius, inorriditi dalla corruzione in cui era caduto, Tyrande e Malfurion lo esiliarono dalle terre degli elfi.

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La Battaglia del Monte Hyjal

Alla fine, Medivh convinse anche gli elfi della notte ad unire le forze ad umani ed orchi contro la Legione Infuocata. Uniti, si schierarono alle pendici del Monte Hyjal, sede dell'Albero del Mondo Nordrassil che Archimonde intendeva distruggere; alla battaglia si unirono anche troll oscuri e i furbolg nativi della zona.
Le basi umana, orchesca ed elfica cedettero una dopo l'altra alle forze della Legione, permettendo ad Archimonde di raggiungere Nordrassil e il Pozzo sotto di esso. Malfurion chiamò allora a raccolta le energie della terra stessa, che distrussero Archimonde, portando alla sconfitta le forze demoniache. La morte dell'eredar però causò anche la distruzione di Nordrassil e la conseguente perdita dell'immortalità degli elfi della notte.

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La caduta di Gnomeregan

Mentre il resto dell'Alleanza era impegnato a combattere contro il Flagello e la Legione, gli gnomi dovettero affrontare un'invasione di trogg a Gnomeregan. Sapendo che i loro alleati avevano cose ben più importanti di cui occuparsi, gli gnomi non li avvisarono della situazione, e decisero di fronteggiare i trogg da soli. Nel tentativo di scacciarli, riempirono la città di radiazioni (su consiglio del Mekgeniere Termospin, che aveva probabilmente anche orchestrato l'invasione), ma ciò uccise la stragrande maggioranza degli gnomi. Persa Gnomeregan, re Gelbin Meccatork guidò il suo popolo a Forgiardente, chiedendo asilo ai nani, in attesa di riconquistare la loro città.





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L'incarico di Illidan Grantempesta

Dopo la sconfitta della Legione al Monte Hyjal, Kil'jaeden contattò Illidan Grantempesta: egli voleva che Illidan distruggesse il Re dei Lich, ormai libero dal suo controllo, dietro l'offerta di potere e di un posto fra i capi della Legione. Illidan evocò allora i naga (gli antichi elfi della notte seguaci di Azshara), ed un vasto gruppo guidato da Dama Vashj accettò di seguirlo; dopodiché, partirono alla volta della Tomba di Sargeras (di cui Illidan conosceva la locazione grazie alle memorie assorbite dal Teschio di Gul'dan) alla ricerca di un potente artefatto, l'Occhio di Sargeras.
Con questo nuovo esercito ai suoi ordini e sebbene fosse continuamente ostacolato dalla guardiana Maiev Cantombroso e dalle sue guerriere, Illidan riuscì infine a raggiungere la Tomba e a recuperare l'Occhio. Giunto a Dalaran, Illidan cominciò un rituale che avevo lo scopo di distruggere il Trono Ghiacciato, ma che stava danneggiando anche l'intero pianeta: non riuscì però a completarlo a causa dell'intervento di Maiev, Malfurion Grantempesta e Kael'thas Solealto. Dopo essere stato catturato venne ancora una volta lasciato in libertà da Malfurion, come compenso per aver salvato Tyrande dai non morti; temendo l'ira di Kil'jaeden, Illidan fuggì nelle Terre Esterne, subito inseguito da Maiev.
Rimasta ad Azeroth, Dama Vashj si mise in contatto con gli elfi del sangue, che si erano riuniti all'Alleanza sotto la guida dello xenofobo Gran Maresciallo Othmar Garithos. Costretto a compiti impossibili da Garithos, Kael'thas dovette accettare l'aiuto dei naga, causando così l'ira di Garithos che condannò a morte lui e tutti gli elfi del sangue. Liberati da Vashj, gli elfi del sangue la seguirono nelle Terre Esterne, dove Illidan avrebbe potuto aiutarli per la loro sete di magia.

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La caduta di Magtheridon

Giunti lì, Vashj e Kael liberarono Illidan dalle grinfie di Maiev (che era riuscita a catturarlo e che venne imprigionata a sua volta); stretta alleanza anche con i draenei Corrotti di Akama, Illidan e i suoi seguaci misero sotto assedio la fortezza di Magtheridon, dominatore delle Terre Esterne. Magtheridon venne sconfitto e imprigionato nella Cittadella del Fuoco Infernale, così da poter usare il suo sangue per creare orchi del caos per Illidan, che si autoproclamò nuovo signore delle Terre Esterne.
Di lì a poco Illidan venne raggiunto da Kil'jaeden, che gli diede una seconda possibilità di distruggere il Re dei Lich. Il Traditore non ebbe altra scelta che obbedire, e si preparò ad un nuovo assalto a Corona di Ghiaccio.

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Lo scisma del Flagello

Gli incantesimi operati da Illidan avevano incrinato il Trono Ghiacciato, causando così la progressiva perdita dei poteri del Re dei Lich, che cominciò così a perdere il controllo delle orde di non morti. Si scatenò così una guerra civile fra le forze del Flagello, quelle leali ai signori del terrore e quelle leali a Sylvanas Ventolesto, liberatasi dal controllo di Arthas.
Richiamato a Nordania dal Re dei Lich, Arthas fu costretto a lasciare Lordaeron in mano a Kel'Thuzad. Sylvanas guadagnò rapidamente terreno, sbaragliando le forze dei nathrezim e quelle umane (sottomettendo Varimathras ed uccidendo Detheroc, Balnazzar e Garithos) e ottenendo il controllo sulle Radure di Tirisfal, sulla Selva Pinargento e su Sepulcra. Da quel momento, Sylvanas diede a sé stessa e ai suoi seguaci il nome di Reietti.

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La fusione del Re dei Lich

Nel frattempo Arthas, arrivato a Nordania, scoprì che gli eserciti di Illidan erano lì per tentare di distruggere il Re dei Lich. Dopo aspri combattimenti e dopo aver sconfitto in duello Illidan, Arthas riuscì a raggiungere il Trono Ghiacciato. Usando Gelidanima franturmò il Trono liberando così lo spirito del Re dei Lich. Il Re dei Lich si fuse con Arthas, acquisendo anche il suo corpo, ed essi divennero un'unica entità, fra le più potenti mai viste ad Azeroth. Fallito nel loro compito, Illidan e le sue forze fuggirono nuovamente nelle Terre Esterne.



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La Crociata Scarlatta e l'Alba d'Argento

Dopo la morte di Uther l'Araldo della Luce e di molti altri paladini della Mano d'Argento, i restanti membri dell'ordine si riorganizzarono per combattere i non morti a Lordaeron. Sebbene tutti i membri fondatori fossero animati da nobili intenzioni, alcuni erano particolarmente fanatici, come Abbendis padre e Isillien. Partendo dalla sua base, il Monastero Scarlatto nelle Radure di Tirisfal, la neonata organizzazione, battezzata "Crociata Scarlatta", riuscì a far breccia nelle Terre Infette, riconquistando bastioni come Valsalda e Mano di Tyr. Quando Alexandros Mograine, uno dei più forti guerrieri della Crociata, una spina nel fianco per il Flagello, espresse l'intenzione di attaccare Sepulcra, il lich Kel'Thuzad e il nathrezim Balnazzar strinsero un patto: sebbene nemici, il primo voleva liberarsi di Mograine, e il secondo voleva proteggere suo fratello Varimathras, che si trovava proprio a Sepulcra; Balnazzar, usando Saidan Dathrohan (morto da tempo) come un burattino, convinse uno dei figli di Alexandros, Renault, a tradire il padre, attirandolo a Stratholme e uccidendolo con la spada Brandicenere. Morto Mograine, il Flagello aveva un problema in meno e la Crociata cadde preda dei suoi membri più fanatici e delle manipolazioni di Balnazzar. Svariati membri della Crociata quindi la lasciarono, fondando un'altra organizzazione, l'Alba d'Argento, sempre con lo scopo di combattere il male, ma priva del fanatismo che aveva rovinato la Crociata.



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La colonizzazione di Kalimdor

Cercando di risanare sia le ferite provocate dalla Legione che i vecchi rancori, orchi e umani cominciarono a stabilirsi a Kalimdor. Thrall fondò la nazione di Durotar, aiutato dai troll Lanciascura e dai tauren, mentre le forze di Jaina Marefiero si stabilirono a Theramore, nelle Acquemorte.
Sebbene Thrall e Jaina avessero siglato un accordo di pace, la tregua fra i loro sudditi era quantomeno fragile, e venne nuovamente spezzata con l'arrivo dell'ammiraglio Daelin Marefiero, padre di Jaina, venuto a cercare la figlia. Inorridito al sapere che Jaina aveva collaborato con gli orchi e determinato a sradicare l'Orda senza ascoltare spiegazioni, Daelin la costrinse a scegliere fra lui e loro: Jaina scelse loro, e aiutò il campione dell'Orda Rexxar, Chen Triplo Malto ed altri a raggiungere suo padre. Daelin venne affrontato da Rexxar, e morì durante il combattimento, senza che Jaina potesse provargli che gli orchi non erano più mostri sanguinari. Dopo ciò, Thrall e Jaina rinnovarono l'accordo di non aggressione per gli anni a venire.

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Dietro al muro di Gilneas: gli worgen e la guerra civile

Dopo la Seconda Guerra, re Mantogrigio di Gilneas fece secludere il proprio regno dal resto di Lordaeron, costruendo un enorme muro, il Muro Mantogrigio, tagliando tutti i ponti con l'Alleanza e le altre nazioni umane, a suo dire solo una manica di approfittatori. Così facendo, tagliò fuori dal regno alcune proprietà appartenenti a Darius Crowley, un giovane ma rispettato nobile, e rischiò anche una piccola carestia, cosa che creò notevoli tensioni. Quando sopraggiunse la Terza Guerra, Gilneas rifiutò a Lordaeron qualsiasi aiuto militare, e si trovò ben presto con il Flagello alle porte: Mantogrigio acconsentì quindi alla richiesta del suo arcimago, Arugal, di evocare gli worgen per scacciare i non morti. Di lì a poco Crowley, giudicando folle il comportamento del re, aveva dato il via ad una guerra civile, detta "Ribellione della Porta Nord", che sarebbe durata per quasi sette anni e che si sarebbe conclusa con la sconfitta e l'imprigionamento di Crowley e delle sue forze.



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Anveena Teague e il Pozzo Solare

Dopo che Kael'thas distrusse il Pozzo Solare corrotto, la restante energia pura venne recuperata da Korialastrasz, che decise di nasconderla in attesa di tempi migliori: il mago-drago le diede la forma di una giovane umana, che battezzò Anveena Teague, e la mise a "vivere" in una fattoria nelle Alture di Colletorto; la ragazza finì però per diventare tale e quale ad una vera creatura vivente, provando emozioni e sentimenti e ignorante della sua reale identità. Per una coincidenza, Anveena s'incontrò con il drago blu Kalecgos che si stava recando a Quel'Thalas per investigare su un'energie misteriosa. Attaccati da non morti guidati da Dar'Khan Drathir, che cercava di ottenere per sé le energie del Pozzo Solare, vennero salvati dal provvidenziale intervento di Tyrygosa; di lì, il gruppo si diresse verso Quel'Thalas, dove Anveena cadde nelle mani di Dar'Khan. Realizzando infine la sua vera identità, Anveena usò il suo potere per sconfiggere Dar'Khan. Lei e Kalecgos rimasero quindi a Quel'Thalas, sotto la protezione del Reggente Lor'themar Theron.



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La creazione di Teldrassil

Gli elfi della notte, oramai mortali, guidati da Malfurion Grantempesta e Tyrande Soffiabrezza, cercavano di riportare al loro antico splendore le foreste di Kalimdor. Fandral Elmocervo propose di piantare un nuovo Albero del Mondo, al fine di riguadagnare l'immortalità, ma Malfurion lo proibì, conscio che la natura non avrebbe mai dato la sua benedizione per un proposito tanto egoistico.
Quando però, di lì a poco, Malfurion rimase intrappolato nel Sogno di Smeraldo, Fandral divenne Arcidruido al suo posto ed ebbe campo libero: piantò il nuovo albero, che chiamò Teldrassil, su un isolotto al largo di Rivafosca, e su di esso venne fondata la città di Darnassus, che divenne il centro politico della società elfica. Fandral, in quel periodo, era stato corrotto dall'Incubo di Smeraldo, e infuse nell'albero parte dell'energia dell'Incubo; inoltre l'albero, come Malfurion aveva predetto, non venne benedetto dai draghi, quindi non garantì l'immortalità agli elfi della notte e cadde presto preda della corruzione.

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Fine della quarta parte